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Prologo
Questa è la storia di un tentato orchicidio, o di come, da wannabe Maga Silvan, ho tagliato a metà un’orchidea.
Il perché di un gesto tanto efferato?
Presto detto: la pianta era ormai indomabile, grande e accestita. Le radici dentro al vaso non crescevano, e quelle all’esterno erano deboli e filanti.
E ora, il motivo vero
Dopo un po’ di anni di coltivazione c’è bisogno di suspence, di quella sensazione da neofita in cui la pianta era sempre lì, in bilico tra la vita e una morte “immotivata” manu propria.
Allora succede che ci pensi tu, in astinenza da emozioni forti, a farle passare dei brutti momenti.

Personaggi
Il killer: io
La vittima: una generica Phalaenopsis
L’arma del delitto: un taglierino.
Cronaca di una quasi morte annunciata
Lei era una Phalaenopsis, ma non comune. No. Lei era la prima orchidea che mi fu affidata, rifiutata da un pollice nero.
Per 3 anni ha vissuto idilliacamente in appartamento, nel suo solito vaso di plastica trasparente, con bagnature ogni qualvolta le radici diventavano chiare. Concimazioni molto leggere una volta ogni 10 giorni circa. Posizione, al solito, vicino alla finestra e graziosa fioritura ogni anno a primavera.
Tutto sembrava procedere senza intoppi e in tutta serenità.

L’imbruttimento
Ma dopo 2 anni di cure, lei, Phalaenopsis generica, inizia a ingrandirsi e ad imbruttire. Dalla cima della pianta spuntano un sacco di foglie, talmente tante che la piccola orchidea sembra aver generato una pianta sulla pianta. Comincia a produrre anche delle radici dalla parte alta, che ovviamente non entrano nel vaso e si allungano fini e mostruose.
La parte bassa della pianta sembrava ormai aver bloccato la crescita, sia delle foglie dall’aspetto agé, che delle radici dentro al vaso, ormai ferme e inclini alla marcescenza. L’unica parte in crescita era quella superiore, ma di una crescita piuttosto debole. La phal era talmente brutta e deforme che io, wannabe killer, comincio ad escogitare un piano per ripristinare l’ordine costituito. Mi informo, leggo, chiedo in giro e cerco su web esperienze simili, ma poche risposte.
Seguendo il consiglio di altri orchidofili, e ormai esasperata per le condizioni della phal, decido per la via estrema: la vivisezione.

Il crimine
In una serena mattina di luglio la svaso e preparo la sala operatoria (il tavolo della cucina). Afferro il taglierino, decido il punto dove sezionare -cioè alla base di quella che sembrava la nuova pianta- e zac! Decapitata come Maria Antonietta.
Ho tagliato in 2 la pianta, tenendo solo la parte superiore già colma di radici, anche se non molto grosse. Ho sterilizzato il taglio spargendoci un po’ di cannella in polvere (che ha effetto antibatterico e cicatrizzante) e lasciato riposare la pianta fuori dal vaso per una giornata. Successivamente l’ho rinvasata normalmente in un vasetto trasparente più piccolo, con bark come substrato.

A qualche mese di distanza tiro le somme del gesto efferato: pare che la paura della morte abbia scatenato la voglia di vita 😁

Bravissima, é quello che vorrei fare io con un occhiata cresciuta troppo ma in piena salute.
Il punto é che vorrei sapere cosa accade alla parte iniziale se riuscirà a fare foglie dal distacco della parte superiore…
La parte inferiore no, manca l’apice. Devi tenere solo la parte superiore.
Buongiorno, sono un pollice nero con le mie orchidee ma i tuoi racconti sono fantastici, dovresti scrivere. Grazie
Troppo buona Simona 🧡